mercoledì 18 novembre 2020

Le mie Poesie

BIELLA .......una mia poesia dedicata alla nostra terra ........spero vi piaccia ....... Tra il canticchiar delle tue acque e la corona delle tue rocce , nascondi i tuoi castelli onnipresenti e i tuoi santuari mariani . Anche la tua storia di preziose lane nasconde la tua vera natura . Quella di gente forte , capace di lotte per la propria difesa , ma anche ricche di animo sensibile capace di coltivar fiori e rose . Apri il tuo scrigno , stendi il velluto e fai conoscere i tuoi segreti , troppe ciminiere sono ormai in rovina , non era il loro fumo ma la polvere di ora a soffocarci . Apriti tra il canticchiar delle tue acque e la corona delle tue rocce .
BIELLA .......una mia poesia dedicata alla nostra terra ........spero vi piaccia ....... Tra il canticchiar delle tue acque e la corona delle tue rocce , nascondi i tuoi castelli onnipresenti e i tuoi santuari mariani . Anche la tua storia di preziose lane nasconde la tua vera natura . Quella di gente forte , capace di lotte per la propria difesa , ma anche ricche di animo sensibile capace di coltivar fiori e rose . Apri il tuo scrigno , stendi il velluto e fai conoscere i tuoi segreti , troppe ciminiere sono ormai in rovina , non era il loro fumo ma la polvere di ora a soffocarci . Apriti tra il canticchiar delle tue acque e la corona delle tue rocce . FEDE - Si fermino le parole Si rilassino i muscoli Piano piano il respiro ....ma riempiamo i polmopni Sei solo .....finalmente Percepisci la tua parte interiore...non servono orecchie , sono segni senza rumore ...ma possono spaventare . Non spaventarti piccolo uomo , in fondo sei tu la causa della sua irriquetezza . Guida il tuo pensiero....abbi fede . Goditi la tua gioia .... non sei solo ....finalmente .

giovedì 5 novembre 2020

LA FABBRICA DELLA RUOTA

https://webthesis.biblio.polito.it/14111/1/tesi.pdf https://webthesis.biblio.polito.it/14111/1/tesi.pdf https://webthesis.biblio.polito.it/14111/1/tesi.pdf

Piante Monumentali nel Biellese

 

PIANTE MONUMENTALI NEL BIELLESE. ABBRACCIAMOCI PURE. MA CON GLI ALBERi


 “La distanza fra radice e fronda è proporzionale alla distanza fra realtà e pensiero”.


Sequoia di Chiavazza




Non credo di averla compresa in pieno, ma questa frase di Tiziano Fratus la trovo meravigliosa. Chi è costui ve lo dirò dopo, ma prima voglio dirvi che in questi giorni – nei quali è cosa incauta abbracciarsi tra le persone – io vi propongo di farlo con gli alberi. Si chiama silvoterapia, e quanti la praticano dicono che fa bene al corpo e alla mente. Come camminare. Allora ho messo insieme le due cose, andando in giro a piedi per il Biellese alla ricerca degli alberi più belli e più grandi da abbracciare.

Homoradix e Baffi di gatto
Tiziano Fratus è un cercatore d’alberi, si fa chiamare homoradix. Quando cammina gli piace tenere in mano una pigna, un pezzo di corteccia o di terra sfarinata, per essere in comunione con il paesaggio e con la Madre Terra. Scrive libri e poesie, parla in radio. Dal suo sito internet ho trovato molte indicazioni per scovare gli alberi monumentali nel Biellese.
Un altro aiuto mi arriva chiaramente dal DocBi. Più volte con questa associazione culturale ci siamo occupati del tema, in particolare per il progetto Alta Valsessera e per il Parco degli Arbo di Riabella.
Un contributo interessante mi è arrivato da alcune amiche, Anna Arietti e Enea Grosso, che tengono aperto un blog su internet dal nome intrigante – baffi di gatto – dove raccontano, in modo garbato e piacevole, di persone, luoghi e cose del nostro Alto Piemonte. In un articolo di pochi giorni fa, il loro blog mi ha fatto conoscere la grande sequoia di Biella Chiavazza, e da lì è partita la mia ricerca.

Le sequoie
La maggior parte degli alberi monumentali del Biellese sono all’interno di parchi pubblici, in particolare le sequoie e i grandi cedri. Difficilmente queste piante possono crescere al di fuori di parchi e giardini, cosa invece normale per castagni, querce e faggi. La mia ricerca di oggi si limita a queste cinque piante, non ho conoscenze e spazio per allargarmi ad altre essenze.
Comincio con le sequoie (sequoia sempervirens) e con quelle del parco della Burcina, messe a dimora da Felice Piacenza a metà Ottocento. Sono ancora un bel gruppo, non maestose come circonferenze (tra i 5 e i 6 metri) ma impressionanti come altezza, tra i 40 e i 50 metri.
Una sequoia molto grande si trova vicino a casa mia, nel parco dell’ex Tintoria di Crolle a Mosso, piantata dai Canale Majet. Ha una circonferenza di circa 8,50 mt, misurata “a petto d’uomo”, ed è stata più volte ferita dal fulmine.
E’ grande così anche la sequoia di Biella Chiavazza citata prima. Con oltre 30 metri di altezza è davvero spettacolare. La trovate facilmente sulla via del Bottegone, l’antica strada per Ronco Biellese, un centinaio di metri dopo il convento carmelitano.
Ma la maggiore che conosco è a Villa Piazzo di Pettinengo, giudicata da Fratus tra le più imponenti del Piemonte, con i suoi 9,50 metri di circonferenza. Cresce, con altre due sorelle minori, sul versante di ponente della collina che ospita la villa, lungo l’anello di Salute in Cammino.

Cedro di Pettinengo


venerdì 30 ottobre 2020

“Bargnun”, la prugna, che cresce solo qui, al riparo dal vento valdostano

 

Fin dalle prime tracce storiche, Camburzano viene subito descritta come un paese dove dalla natura, dai campi, si può ricavare poco: qualche sacco di canapa e pochissima meliga. Addirittura, nonostante il piccolo centro della Valle Elvo, ancora nel ‘900, avesse tantissime vigne, il vino prodotto viene definito “pessimo”.
Per la legge del contrappasso, però, a Camburzano crescono cose che, da altre parti, in tutto il resto del pianeta, non esistono. Sono le piante che producono il “Bargnun”, la prugna che proprio in questi giorni, i camburzanesi di oggi si apprestano a festeggiare e, soprattutto, celebrare.
Si tratta di un frutto dalla buccia viola e dalla polpa violacea, con uno spiccato retrogusto aspro, che con l’arrivo della bella stagione, riesce a crescere tranquillo, al riparo dai venti valdostani, grazie alla presenza dei monti alle proprie spalle.
Mentre gli uomini del paese, sono in giro per l’Italia a regalare al mondo la loro capacità di “minusiè”, di falegnami, le donne di Camburzano raccolgono i “Bargnun” e partono, con le gerle sulle spalle, per “esportare” il frutto nei paesi vicini e venderlo.
Prodotto tipico, merce di scambio, il “Bargnun”, da secoli, per secoli, ha anche sfamato la “sua gente”, grazie alla sua marmellata dal gusto unico, dolce e aspro assieme.





giovedì 29 ottobre 2020

VEGLIO - BI - COWORKING PROJET

 Veglio è un paesino di circa 500 abitanti, in rapida via di spopolamento, sorte che condivide con tanti paesi della Valsesia, vittime di un forte calo occupazionale e di conseguente emigrazione in massa soprattutto dei più giovani.

Marco Picchetto, attuale sindaco della città, nel 2011 vede un bando che potrebbe interessare il suo comune: visto lo spopolamento del paese, soprattutto a livello di giovani, l'idea è di usare uno spazio comunale da riadattare a spazio coworking. Il paese, comune di montagna e vittima soprattutto della crisi tessile ha bisogno di mantenere le forze innovative a disposizione, da qui l'idea: i locali che erano inutilizzati da oltre 20 anni sono ora una realtà, uno spazio aperto nell'aprile 2013, dove per la modica cifra di circa 150 euro/anno si può avere a disposizione spazio e utenze per un ufficio condiviso con altri professionisti. Il bando mette a disposizione parte delle risorse necessarie, grazie alla Convenzione Delle Alpi. 10k euro vinti dal bando, e gli altri 11k ricavati in altro modo (5k da CRB, altri da risorse comunali).
Gli spazi sono dati in uso gratuito, e si pagano solo le utenze di luce e gas.

Il percorso è particolare perchè è il primo coworking creato da un'amministrazione pubblica, che ha intercettato un bisogno inespresso dalla popolazione, che poi ha dato riscontri interessanti.

Attualmente ci lavorano un programmatore di siti web, un fotografo/giornalista (anche se sta andando presso sellalab ora), e un'esperta in finanza ed energie rinnovabili.
Il coworking è ora totalmente autosostenibile, e senza più spese per le future amministrazioni.
In aggiunta a questa iniziativa, Marco è sempre pronto a ricevere stimoli anche poco ortodossi: un altro esempio è la partnership instaurata dal comune di Veglio con l'installazione artistica di Luciano Maciotta, artista e ingegnere, che ha ideato e costruito un motore elettrostatico che utilizza energia costante e continua, captata da un pallone aerostatico che sta a 100 mt dal suolo. Un filo di rame convoglia l'energia, che dà luce ad una serie di led che compongono l'installazione.
Il progetto artistico serve a rendere possibile quello che burocraticamente sarebbe invece molto più complesso fare, poiché si produce elettricità in modo non convenzionale. Fa parte del progetto Electricitas di Eunomica, che accende i riflettori sulla natura dell'energia elettrica. L'energia, così ricavata a basso voltaggio, potrebbe diventare fonte energetica interessante con un alternatore ed un accumulatore, e dimostra la natura ambigua dell'elettricità (nell'800 si chiamava "effluvio"..), oltre ad aprire lo spazio per concepire fonti alternative di energia, e usare l'arte per veicolare questo messaggio.

Leaflet | © OpenStreetMap contributors
 Veglio (BI)
 http://www.comune.veglio.bi.it/o...       https://youtu.be/a_ylS-k-CiI

MUSEO DEL COMPUTER a CAMBURZANO - BIELLA -

 MUSEO DEL COMPUTER - CAMBURZANO - BIELLA -

Girovagando su Internet , vengo a conoscenza di un Museo del Computer nel Biellese ...devo confessare che non lo sapevo , risulta essere il grande d'Europa e piano piano viene ulteriormente ingrandito .
Attualmente è aperto al Pubblico solo su appuntamento , ma lo scopo è quello di renderlo fruibile il + presto possibile .
Questo è il sito di riferimento ....http://www.museodelcomputer.org/index.php/nav=Home.01







domenica 18 ottobre 2020

SIENITE L'ORO DEL CERVO

 Sienite ( L’oro del Cervo )

La Balma luogo principe per l’estrazione della Sienite, il regno di veri mastri scalpellini, conosciuti in tutto il mondo civilizzato dell’epoca. I “PICA PERE “ in dialetto piemontese nella declinazione della Valle Cervo, veri e propri artisti della professione dello scalpellino , certo a loro non mancava la materia prima , avendo nella Balma, frazione di Campiglia Cervo, una vera e propria miniera d’oro : la Sienite. Qui giungevano da tutte le parti per trovar lavoro e divenire mastri “Pica Pere” , non a caso Campiglia Cervo aveva la scuola per questi professionisti ed il lavoro veniva garantito grazie alle abilità commerciali dei Rosazza Pistolet uniti alle aziende edili locali.
Sorprenderà sapere che la Sienite della Balma , questa roccia elegante sì ma apparentemente senza particolare valore , ha trovato applicazione nelle opere più disparate in giro per il mondo. Anche i Savoia la vollero per la realizzazione di importanti Forti del Nord Ovest da quello di Bard a quello di Fenestrelle con la sua incredibile estensione , ad evocare “ una piccola “Grande Muraglia” . E che dire del basamento della Statua della Libertà , posto sulla Liberty Island alla foce dell’Hudson River (NY) , certo i Francesi avranno donato la statua ma senza la nostra sienite… A new York anche la scultura-fontana di Ron Mehlman “Water Trilogy” … in sienite della Balma. E le piazze di Torino, la gradinata del suo Duomo , le sue colonne in via Roma e quelle della stazione di Porta Nuova ed il monumento di Vittorio Emanuele e se vogliamo parlare della Francia le colonne della Basilica of Notre-Dame de Fourvière a Lione E in quel di Milano , il monumento alle Cinque Giornate di Milano è posto sulla sienite privata alla Balma , le colonne della Borsa di Napoli elementi delle Regge di Venaria Reale e di Caserta, il Santuario di Oropa e così via , oltre ovviamente alle case, i ponti, ed muri della Valle Cervo ovviamente.



sabato 17 ottobre 2020

Le stelle nel parco. Gli anni d'oro del Ferragosto Andornese

 Giorgio Pezzana

Il Ferragosto Andornese del "patron" Efrem Galliera era qualcosa di più che una semplice manifestazione con orchestra da ballo, feste riservate ai bambini e agli anziani e luna park nel Parco La Salute di Andorno.
In quegli anni a fare accorrere migliaia di persone erano sostanzialmente i grandi avvenimenti sportivi e gli appuntamenti con i grandi big dello spettacolo e della canzone.
Dal 1956 al 1973 il Ferragosto Andornese avrebbe accolto entrambe queste espressioni, per questo rappresenta un evento che nel Biellese è rimasto senza eguali.



IL FERRAGOSTO ANDORNESE anni 60 -70 a quei tempi era una delle Manifestazioni + quotate a Livello Nazionale .
Tutti gli artisti + famosi di quel periodo ....avevano una serata al Ferragosto Andornese ...e quando dico Tutti dico proprio Tutti .....Cantanti - Presentatori - Complessi .
Anche questo si è perso nel tempo ....probabilmente costi sempre + alti . Fine anni 60 allora avevo sui 16/17 anni ....e mi chiamavano tramite amicizie per servizio ai tavoli come cameriere .....ci andavo volentieri sia per lo spettacolo che per la ricompensa che mi faceva comodo durante la settimana . C'era anche un'abitudine di fare le spaghettate verso mezzanotte o i famosi agnolotti ..........i clienti aderivano con entusiasmo ed era un momento propizio per le mance .










Süpa mitunà

 Mina Novello

Süpa Mitunà: zuppa mitunà, l’aggettivo si riferisce ad un particolare tipo di cottura in uso nel Biellese ed è, come succede spesso con i termini dialettali, difficilmente traducibile.
Con questo ricettario dedicato ai primi piatti, Mina Novello inizia una collana dedicata ai piatti tipici del Biellese e agli ingredienti per anni dimenticati o disdegnati.
Accanto ai piatti tradizionali e conosciuti, come la Polenta e fundua d'scivula, la Panissa e le Trippe in minestra, si affiancano altre ricette, frutto di ricerca e rielaborazione personale, che costituiscono un’alternativa ai sapori di ogni giorno, per esempio la Pasta al forno con le erbe dei prati e il Risotto ai fiori di zucca con tometta fresca.
La preparazione semplice e la facile reperibilità dei prodotti, rendono queste ricette accessibili anche a chi ha poca dimestichezza con pentole e fornelli ma vuole cimentarsi nella preparazione dei piatti particolari e gustosi.




Arsümà, Ratafià e Bramaterra

 Questo volume raccoglie tre ricettari: il primo, a cura di Mina Novello, è interamente dedicato ai dolci; la seconda è frutto del contributo di Carlo Greppi riguardante il Ratafià, il più famoso liquore biellese, a base di ciliege nere o amarene; mentre la terza parte, a cura di Guido Aquili, si concentra sui vini delle nostre terre: Bramaterra, Gattinara ed Erbaluce, solo per citare alcuni tra i nomi più conosciuti.



PULENTA CUNSCIA

 Pulenta cunscia Mina Novello  La Pulenta cunscia, è indubbiamente uno dei piatti biellesi più conosciuti in Italia. La polenta, tipica espressione di una cultura gastronomica forzatamente frugale, diventa un piatto sontuoso quando è degnamente accompagnata da ingredienti gustosi e saporiti quali la toma ed il burro d'alpeggio. Mina Novello, illustra una serie di piatti che si abbinano per tradizione alla polenta come il merluzzo al latte, i capunet o la trota al burro, oltre che alcune ricette di primi e di dolci sempre da preparare con la farina di mais come ad esempio le miasce, il Pan d melia oppure la Torta di Pesche della Vigna... e naturalmente, la ricetta originale della mitica Pulenta Cunscia




GLI UH ! Complesso Biellese fine anni 60 ...........

 GLI UH ! ....... un lago blu .....dentro i tuoi sogni ........

Giorgio Pezzana
Gli Uh! a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta sono stati uno degli elementi di spicco della colonna sonora della gioventù biellese. Questo però, non è solo un libro sugli Uh!, ma anche una "passeggiata" a ritroso nel tempo. È la riscoperta di un mondo fatto di piccole grandi cose. È la testimonianza, assolutamente non imparziale, che viene dalla prima giovinezza. Ma è anche il tentativo di trasferire, pur se in piccola parte, alle generazioni più recenti, le sensazioni di tempi in cui essere giovani era forse più difficile ma anche molto più semplice.
C'erano le feste studentesche, c'erano i primi flirt, c'erano le delusioni. E c'erano gli Uh! con la loro musica. Poi venne il loro primo disco, le serate in giro per l'Italia, la radio, Un disco per l'estate, la tv e il loro più grande successo: Un lago blu.

Credo sia la più famosa di questo gruppo Biellese.... questi brani se chiudi gli occhi hanno veramente il potere di farti tornare indietro con gli anni
Se volete ascoltare la Canzone https://www.youtube.com/watch?v=8IhLBTtyhhM



I misteriosi menhir di Cavaglià, la Stonehenge del Piemonte

 

I misteriosi menhir di Cavaglià, la Stonehenge del Piemonte






In pochi sanno che anche il Piemonte ha la sua Stonehenge, un complesso di pietre antiche risalenti a diversi millenni. A Cavaglià, piccolo borgo in provincia di Biella vicino al lago di Viverone, si trovano infatti 11 menhir disposti in maniera circolare a formare il cosiddetto “Cromlech”. Si tratta del cerchio di pietre più grande dell’intera regione piemontese. La Sovrintendenza di Torino li ha datati al 4.000/5.000 a. C. grazie al ritrovamento di calcare nelle coppelle degli stessi monoliti.


Sfortunatamente, l’incuria anche questa volta ha compromesso un luogo dall’alto valore simbolico, storico e culturale. Oggi, questo luogo antico e mistico è infatti circondato da abitazioni. Inoltre, tra gli anni ’70 e ’80, per consentire i lavori di costruzioni delle case i menhir sono stati spostati dalla loro posizione originaria ed ammassati poco lontano.

 

Sono rimasti così fino al 2005, quando il comune insieme ad un gruppo di persone che avevano a cuore il patrimonio culturale di questa piccola stonehenge piemontese, hanno segnalato alla Soprintendenza ai Beni Archeologici della regione Piemonte lo stato di completo abbandono in cui si trovavano questi monoliti.

 

Grazie al lavoro di Luca Lenzi, studioso torinese, e di alcune associazioni locali, tra cui Anticaquercia di Biella e il Gruppo Archeologico Canavesano i menhir sono stati rimessi in cerchio anche se purtroppo non è stato possibile ricollocarli nel luogo originario né nella posizione esatta. Sulle pietre sono state inoltre ritrovate alcune lavorazioni primitive di incisioni cruciformi e di una coppella.


Oggi è possibile ammirare questi menhir millenari all’ingresso del paese, in prossimità della rotonda della statale Santhià – Biella in un’area risistemata e recintata.

 

menhir-cavaglia_2
Foto Credits

 

Anche se la posizione non è più quella originale, questo complesso di pietre antiche conserva ancora il suo fascino ed il suo mistero. Se vi trovate in zona o se siete degli appassionati fateci un salto per ammirare questa costruzione che rimanda al complesso e mistico fenomeno del megalitismo.

 


venerdì 16 ottobre 2020

LA TOMBA DEL GUERRIERO ...... RITROVATA NEL PARCO DELLA BURCINA

 LA TOMBA DEL GUERRIERO o PRINCIPE AL PARCO DELLA BURCINA .

AL MUSEO DEL TERRITORIO POTETE VEDERE I REPERTI RITROVATI
Le vetrine dedicate alle scoperte archeologiche nel Parco Naturale della Burcina, sito tra i comuni di Biella e Pollone, presentano un’efficace ricostruzione delle attività umane tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro. Le abitazioni, certamente in materiale deperibile non si sono conservate, ma attraverso i reperti archeologici è possibile documentare le attività praticate nell’abitato protostorico, quali le attività domestica della cottura e preparazione dei cibi attraverso i numerosi reperti ceramici caratterizzati da vari stilemi decorativi, ma soprattutto la filatura e tessitura praticata dalle donne e documentata da fusaiole e pesi da telaio. L’esposizione di una rara pintadera in terracotta, strumento tramite il quale era possibile decorare, con motivi spiraliformi, capi tessuti e pelli utilizzando pigmenti naturali e la ricostruzione di telaio verticale permettono di cogliere, anche da parte del visitatore meno esperto, gli aspetti di queste attività domestiche.
Sempre dalla Burcina è documentata la presenza umana nel Biellese nella media età del Ferro attraverso il famoso e discusso corredo di un personaggio maschile di rango vissuto intorno alla metà del V secolo a.C., ospitato all’interno di una vetrina che scenograficamente riporta al tumulo di pietre che caratterizzava le sepolture del periodo. I reperti del corredo, tutti in metallo, restituiscono un’immagine poliedrica del defunto: l’ascia e la cuspide di lancia in ferro dichiarano lo status di guerriero; la brocca a becco in bronzo di produzione etrusca, nota come Schnabelkanne, è legata al consumo del vino, mentre la catena di sospensione di un calderone e gli spiedi ripiegati rimandano al dovere aristocratico dell’ospitalità. Diversamente, la sgorbia, la lima e gli scalpelli, riportano alla lavorazione del legno. Il defunto della Burcina potrebbe essere verosimilmente stato un personaggio appartenuto all’élite della sua comunità ma con un forte legame con l’artigianato del legno.





giovedì 15 ottobre 2020

LE ERBE DELLE STREGHE

 LE ERBE DELLE STREGHE ........TUTTE PRESENTI NEL BIELLESE.( cliccare sulle foto per vedere i nomi scientifici delle piante )

Le donne accusate di stregoneria erano anche accusate dell'uso di droghe allucinogene e veleni .
In realtà , molto probabilmente le donne erano raccoglitrici di erbe legate alla medicina popolare .
Mi sono appassionato a questo argomento e ho dedicato qualche ora alla ricerca di queste piante con nomi scientifici e foto . cosi che possiate averne un idea precisa ed un aiuto a chi si vuole cimentare in questa raccolta di erbe officinali , ma fate attenzione nell'adoperarle in modo improvvisato , informatevi bene nel come vengono adoperate .
Conoscevano probabilmente l'uso dell" Atropa belladonna " detta anche " erba delle streghe " una pianta perenne che cresce spontanea nei monti biellesi . E' un erba che contiene l'atropina , una sostanza che provoca eccitazione motoria e psichica con offuscamento del sensorio e della conoscenza .
E poi l'Apollinaris , " Hyoscyanus " una pianta allucinante ed esaltante , comune anche sulle alpi Biellesi , provoca forti allucinazioni visive , dell'udito , sonno profondo con sogni spaventosi .
Un valido repertorio delle principali piante usate a scopi terapeutici e tutte queste compaiono elencate nell" Erbario storico " del museo del santuario di Oropa che viene censita la straordinaria varietà di flora dei Monti Biellesi .
Ritroviamo così "L'erba dai bascajant " in italiano dei boscaioli o millefoglie , nome scientifico " Achillea millefolium " deriva dal passo dell'Iliade che descrive il mitico Achille usare le foglie di questa pianta per guarire da una freccia lanciatagli da Paride .
Nella medicina popolare Biellese si masticavano le foglie per combattere il bruciore di stomaco e si ricavava una tisana contro il raffreddore o influenza , ma anche per depurare il sangue .
L a " Barbana " o " Erba dij Tignos " in italiano lappola nome scentifico " Archium lappa " .
In passato serviva sopratutto per impedire la formazione della crosta lattea nei neonati , la Tisana della radice si reputa efficace per purificare reni e sangue .
Il cosidetto " Tabach ed montagna " altrimenti detto " Tabacco dij Savoia " in italiano china dei poveri nome scentifico " Arnica Montana " dai fiori essicati si ricavava una sorta di tabacco , ma venivano anche macerati nella grappa per fare impacchi , il massaggio con crema pomata , attiva la circolazione linfatica disintossicandoni muscoli dall'acido lattico accumulato durante gli sforzi .
La così detta "Erba Santa " in italiano Assenzio nome scientifico " Artemisia absinthium " è da sempre considerata un valido rimedio per il mal di stomaco , le foglie mescolate a resina d'abete venivano usate anche per guarire lividi e piccole contusioni .
Il notissimo " Genepj " diffuso ampiamente sulle Alpi Biellesi , nome scientifico "Artemisia genepj " utilizzatoin passato contro l'influenza . coi fiori della sommità della pianta si otteneva anche l'olio per cicatrizzare le ferite .
La " Margheritassa o " Sitronia " nome scentifico " Calendula officinalis " in italiano Fiorrancio , veniva introdotta nelle orecchie dei bambini per contrastare i vermi .
Dalla "Consavela " o borsa dij pastor " nome scientifico "Capsela bursa-pastoris " in italiano Borsacchina , si ricavava una tisana per curare i disturbi mesruali i calcoli renali e le cestiti .
L'infuso della" Coa cavalin " o Erba Brusca nome scentifico " Equisetum arvense in italiano Coda Cavallina unito al salice malva e paretaria era usato per curare i disturbi cardiaci .
Dal famoso Zenevrie detto anche " Gropin delle erbe " o "Ciapela dle Grive " nome scentifico " Juniperus communis " in italiano Ginepro nero , si ricavava il ratafià ma veniva usato anche per far suffunigi antireumatici su carboni accesi .
Con i fiori dell'Ariendela " Malva Sylvestris in italiano Malva. Si facevano infusi e cataplasmi per il mal di gola e con la sua insalata cotta nell'acqua con burro e miele si fermavano gli attacchi di tosse , si eliminava il catarro e si recuperava la voce .
Il Pan Cucet " o " S- ciapapere " nome scentifico " Parietaria officinalis " veniva unito a Salice e malva per fare infusi contro i disturbi cardiaci , LE FOGLIE SERVIVANO A CURARE LE USTIONI DELLE ORTICHE .
Per le sue proprietà cicatrizzanti la " la lenga d'can " scientifico " Plantago lanceolata " veniva frequentemente utilizzata per fermare le ferite , le foglie venivano anche sfregate sulle gengive dei bambini per favorire una buona dentazione , inoltre considerate efficaci anche in forma di infuso contro diarree e mal di pancia .
Con le diverse qualità di foglie dell'Erba rusa nome scientifico " Plantagomajer " venivano preparati impacchi che i dolori di lievi ferite superficiali .
Con i fiori " Orije d'ors " scientifico " Primula veris " in italiano Primola odorosa si facevano infusi contro il raffreddore , influenze e mal di gola.
Coi frutti del " Sambuch " scientifico " Sambucus Nigra " si facevano marmellate ma si combattevano Bronchiti , raffreddori , influenza e mal di gola .
Le foglie del " Dent ec lion " scientifico " Taraxacum officinalis " si utilizzavano per depurare il sangue .
Anche l'Erba dij Borgno - Ortica " urtica dioica " , veniva usata per preparare una tisana contro reumatismi ed artriti ma anche per regolare l'attività renale . Con le radici si faceva un decotto per il mal di denti . L'infuso di ortica unito all'aceto era considerato efficace per prevenire la caduta dei capelli .

ACHILLEA MILLEFOLIUM

AACHILLEA MILLEFOLIUM



ARCHIUM LAPPA

ARNICA MONTANA

ARTEMISIA GENEPJ

BELLADONNA

CALANDULA OFFICINALIS

JUNIPERUS COMMUNIS

BELLADONNA



AQUISETUM ARVENSE



URTICA DIOICA

TARAXACUM OFFICINALS