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mercoledì 18 novembre 2020
Le mie Poesie
giovedì 5 novembre 2020
LA FABBRICA DELLA RUOTA
Piante Monumentali nel Biellese
PIANTE MONUMENTALI NEL BIELLESE. ABBRACCIAMOCI PURE. MA CON GLI ALBERi
“La distanza fra radice e fronda è proporzionale alla distanza fra realtà e pensiero”.
Non credo di averla compresa in pieno, ma questa frase di Tiziano Fratus la trovo meravigliosa. Chi è costui ve lo dirò dopo, ma prima voglio dirvi che in questi giorni – nei quali è cosa incauta abbracciarsi tra le persone – io vi propongo di farlo con gli alberi. Si chiama silvoterapia, e quanti la praticano dicono che fa bene al corpo e alla mente. Come camminare. Allora ho messo insieme le due cose, andando in giro a piedi per il Biellese alla ricerca degli alberi più belli e più grandi da abbracciare.
Homoradix e Baffi di gatto
Tiziano Fratus è un cercatore d’alberi, si fa chiamare homoradix. Quando cammina gli piace tenere in mano una pigna, un pezzo di corteccia o di terra sfarinata, per essere in comunione con il paesaggio e con la Madre Terra. Scrive libri e poesie, parla in radio. Dal suo sito internet ho trovato molte indicazioni per scovare gli alberi monumentali nel Biellese.
Un altro aiuto mi arriva chiaramente dal DocBi. Più volte con questa associazione culturale ci siamo occupati del tema, in particolare per il progetto Alta Valsessera e per il Parco degli Arbo di Riabella.
Un contributo interessante mi è arrivato da alcune amiche, Anna Arietti e Enea Grosso, che tengono aperto un blog su internet dal nome intrigante – baffi di gatto – dove raccontano, in modo garbato e piacevole, di persone, luoghi e cose del nostro Alto Piemonte. In un articolo di pochi giorni fa, il loro blog mi ha fatto conoscere la grande sequoia di Biella Chiavazza, e da lì è partita la mia ricerca.
Le sequoie
La maggior parte degli alberi monumentali del Biellese sono all’interno di parchi pubblici, in particolare le sequoie e i grandi cedri. Difficilmente queste piante possono crescere al di fuori di parchi e giardini, cosa invece normale per castagni, querce e faggi. La mia ricerca di oggi si limita a queste cinque piante, non ho conoscenze e spazio per allargarmi ad altre essenze.
Comincio con le sequoie (sequoia sempervirens) e con quelle del parco della Burcina, messe a dimora da Felice Piacenza a metà Ottocento. Sono ancora un bel gruppo, non maestose come circonferenze (tra i 5 e i 6 metri) ma impressionanti come altezza, tra i 40 e i 50 metri.
Una sequoia molto grande si trova vicino a casa mia, nel parco dell’ex Tintoria di Crolle a Mosso, piantata dai Canale Majet. Ha una circonferenza di circa 8,50 mt, misurata “a petto d’uomo”, ed è stata più volte ferita dal fulmine.
E’ grande così anche la sequoia di Biella Chiavazza citata prima. Con oltre 30 metri di altezza è davvero spettacolare. La trovate facilmente sulla via del Bottegone, l’antica strada per Ronco Biellese, un centinaio di metri dopo il convento carmelitano.
Ma la maggiore che conosco è a Villa Piazzo di Pettinengo, giudicata da Fratus tra le più imponenti del Piemonte, con i suoi 9,50 metri di circonferenza. Cresce, con altre due sorelle minori, sul versante di ponente della collina che ospita la villa, lungo l’anello di Salute in Cammino.
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Cedro di Pettinengo |
venerdì 30 ottobre 2020
“Bargnun”, la prugna, che cresce solo qui, al riparo dal vento valdostano
Fin dalle prime tracce storiche, Camburzano viene subito descritta come un paese dove dalla natura, dai campi, si può ricavare poco: qualche sacco di canapa e pochissima meliga. Addirittura, nonostante il piccolo centro della Valle Elvo, ancora nel ‘900, avesse tantissime vigne, il vino prodotto viene definito “pessimo”.
Per la legge del contrappasso, però, a Camburzano crescono cose che, da altre parti, in tutto il resto del pianeta, non esistono. Sono le piante che producono il “Bargnun”, la prugna che proprio in questi giorni, i camburzanesi di oggi si apprestano a festeggiare e, soprattutto, celebrare.
Si tratta di un frutto dalla buccia viola e dalla polpa violacea, con uno spiccato retrogusto aspro, che con l’arrivo della bella stagione, riesce a crescere tranquillo, al riparo dai venti valdostani, grazie alla presenza dei monti alle proprie spalle.
Mentre gli uomini del paese, sono in giro per l’Italia a regalare al mondo la loro capacità di “minusiè”, di falegnami, le donne di Camburzano raccolgono i “Bargnun” e partono, con le gerle sulle spalle, per “esportare” il frutto nei paesi vicini e venderlo.
Prodotto tipico, merce di scambio, il “Bargnun”, da secoli, per secoli, ha anche sfamato la “sua gente”, grazie alla sua marmellata dal gusto unico, dolce e aspro assieme.
giovedì 29 ottobre 2020
VEGLIO - BI - COWORKING PROJET
Veglio è un paesino di circa 500 abitanti, in rapida via di spopolamento, sorte che condivide con tanti paesi della Valsesia, vittime di un forte calo occupazionale e di conseguente emigrazione in massa soprattutto dei più giovani.
Marco Picchetto, attuale sindaco della città, nel 2011 vede un bando che potrebbe interessare il suo comune: visto lo spopolamento del paese, soprattutto a livello di giovani, l'idea è di usare uno spazio comunale da riadattare a spazio coworking. Il paese, comune di montagna e vittima soprattutto della crisi tessile ha bisogno di mantenere le forze innovative a disposizione, da qui l'idea: i locali che erano inutilizzati da oltre 20 anni sono ora una realtà, uno spazio aperto nell'aprile 2013, dove per la modica cifra di circa 150 euro/anno si può avere a disposizione spazio e utenze per un ufficio condiviso con altri professionisti. Il bando mette a disposizione parte delle risorse necessarie, grazie alla Convenzione Delle Alpi. 10k euro vinti dal bando, e gli altri 11k ricavati in altro modo (5k da CRB, altri da risorse comunali).
Gli spazi sono dati in uso gratuito, e si pagano solo le utenze di luce e gas.
Il percorso è particolare perchè è il primo coworking creato da un'amministrazione pubblica, che ha intercettato un bisogno inespresso dalla popolazione, che poi ha dato riscontri interessanti.
Attualmente ci lavorano un programmatore di siti web, un fotografo/giornalista (anche se sta andando presso sellalab ora), e un'esperta in finanza ed energie rinnovabili.
Il coworking è ora totalmente autosostenibile, e senza più spese per le future amministrazioni.
In aggiunta a questa iniziativa, Marco è sempre pronto a ricevere stimoli anche poco ortodossi: un altro esempio è la partnership instaurata dal comune di Veglio con l'installazione artistica di Luciano Maciotta, artista e ingegnere, che ha ideato e costruito un motore elettrostatico che utilizza energia costante e continua, captata da un pallone aerostatico che sta a 100 mt dal suolo. Un filo di rame convoglia l'energia, che dà luce ad una serie di led che compongono l'installazione.
Il progetto artistico serve a rendere possibile quello che burocraticamente sarebbe invece molto più complesso fare, poiché si produce elettricità in modo non convenzionale. Fa parte del progetto Electricitas di Eunomica, che accende i riflettori sulla natura dell'energia elettrica. L'energia, così ricavata a basso voltaggio, potrebbe diventare fonte energetica interessante con un alternatore ed un accumulatore, e dimostra la natura ambigua dell'elettricità (nell'800 si chiamava "effluvio"..), oltre ad aprire lo spazio per concepire fonti alternative di energia, e usare l'arte per veicolare questo messaggio.






MUSEO DEL COMPUTER a CAMBURZANO - BIELLA -
MUSEO DEL COMPUTER - CAMBURZANO - BIELLA -
domenica 18 ottobre 2020
SIENITE L'ORO DEL CERVO
Sienite ( L’oro del Cervo )
sabato 17 ottobre 2020
Le stelle nel parco. Gli anni d'oro del Ferragosto Andornese
Giorgio Pezzana
Il Ferragosto Andornese del "patron" Efrem Galliera era qualcosa di più che una semplice manifestazione con orchestra da ballo, feste riservate ai bambini e agli anziani e luna park nel Parco La Salute di Andorno.
In quegli anni a fare accorrere migliaia di persone erano sostanzialmente i grandi avvenimenti sportivi e gli appuntamenti con i grandi big dello spettacolo e della canzone.
Dal 1956 al 1973 il Ferragosto Andornese avrebbe accolto entrambe queste espressioni, per questo rappresenta un evento che nel Biellese è rimasto senza eguali.
Süpa mitunà
Mina Novello
Süpa Mitunà: zuppa mitunà, l’aggettivo si riferisce ad un particolare tipo di cottura in uso nel Biellese ed è, come succede spesso con i termini dialettali, difficilmente traducibile.
Con questo ricettario dedicato ai primi piatti, Mina Novello inizia una collana dedicata ai piatti tipici del Biellese e agli ingredienti per anni dimenticati o disdegnati.
Accanto ai piatti tradizionali e conosciuti, come la Polenta e fundua d'scivula, la Panissa e le Trippe in minestra, si affiancano altre ricette, frutto di ricerca e rielaborazione personale, che costituiscono un’alternativa ai sapori di ogni giorno, per esempio la Pasta al forno con le erbe dei prati e il Risotto ai fiori di zucca con tometta fresca.
La preparazione semplice e la facile reperibilità dei prodotti, rendono queste ricette accessibili anche a chi ha poca dimestichezza con pentole e fornelli ma vuole cimentarsi nella preparazione dei piatti particolari e gustosi.
Arsümà, Ratafià e Bramaterra
Questo volume raccoglie tre ricettari: il primo, a cura di Mina Novello, è interamente dedicato ai dolci; la seconda è frutto del contributo di Carlo Greppi riguardante il Ratafià, il più famoso liquore biellese, a base di ciliege nere o amarene; mentre la terza parte, a cura di Guido Aquili, si concentra sui vini delle nostre terre: Bramaterra, Gattinara ed Erbaluce, solo per citare alcuni tra i nomi più conosciuti.
PULENTA CUNSCIA
Pulenta cunscia Mina Novello La Pulenta cunscia, è indubbiamente uno dei piatti biellesi più conosciuti in Italia. La polenta, tipica espressione di una cultura gastronomica forzatamente frugale, diventa un piatto sontuoso quando è degnamente accompagnata da ingredienti gustosi e saporiti quali la toma ed il burro d'alpeggio. Mina Novello, illustra una serie di piatti che si abbinano per tradizione alla polenta come il merluzzo al latte, i capunet o la trota al burro, oltre che alcune ricette di primi e di dolci sempre da preparare con la farina di mais come ad esempio le miasce, il Pan d melia oppure la Torta di Pesche della Vigna... e naturalmente, la ricetta originale della mitica Pulenta Cunscia
GLI UH ! Complesso Biellese fine anni 60 ...........
GLI UH ! ....... un lago blu .....dentro i tuoi sogni ........
C'erano le feste studentesche, c'erano i primi flirt, c'erano le delusioni. E c'erano gli Uh! con la loro musica. Poi venne il loro primo disco, le serate in giro per l'Italia, la radio, Un disco per l'estate, la tv e il loro più grande successo: Un lago blu.
I misteriosi menhir di Cavaglià, la Stonehenge del Piemonte
I misteriosi menhir di Cavaglià, la Stonehenge del Piemonte
In pochi sanno che anche il Piemonte ha la sua Stonehenge, un complesso di pietre antiche risalenti a diversi millenni. A Cavaglià, piccolo borgo in provincia di Biella vicino al lago di Viverone, si trovano infatti 11 menhir disposti in maniera circolare a formare il cosiddetto “Cromlech”. Si tratta del cerchio di pietre più grande dell’intera regione piemontese. La Sovrintendenza di Torino li ha datati al 4.000/5.000 a. C. grazie al ritrovamento di calcare nelle coppelle degli stessi monoliti.
Sfortunatamente, l’incuria anche questa volta ha compromesso un luogo dall’alto valore simbolico, storico e culturale. Oggi, questo luogo antico e mistico è infatti circondato da abitazioni. Inoltre, tra gli anni ’70 e ’80, per consentire i lavori di costruzioni delle case i menhir sono stati spostati dalla loro posizione originaria ed ammassati poco lontano.
Sono rimasti così fino al 2005, quando il comune insieme ad un gruppo di persone che avevano a cuore il patrimonio culturale di questa piccola stonehenge piemontese, hanno segnalato alla Soprintendenza ai Beni Archeologici della regione Piemonte lo stato di completo abbandono in cui si trovavano questi monoliti.
Grazie al lavoro di Luca Lenzi, studioso torinese, e di alcune associazioni locali, tra cui Anticaquercia di Biella e il Gruppo Archeologico Canavesano i menhir sono stati rimessi in cerchio anche se purtroppo non è stato possibile ricollocarli nel luogo originario né nella posizione esatta. Sulle pietre sono state inoltre ritrovate alcune lavorazioni primitive di incisioni cruciformi e di una coppella.
Oggi è possibile ammirare questi menhir millenari all’ingresso del paese, in prossimità della rotonda della statale Santhià – Biella in un’area risistemata e recintata.
Anche se la posizione non è più quella originale, questo complesso di pietre antiche conserva ancora il suo fascino ed il suo mistero. Se vi trovate in zona o se siete degli appassionati fateci un salto per ammirare questa costruzione che rimanda al complesso e mistico fenomeno del megalitismo.
venerdì 16 ottobre 2020
LA TOMBA DEL GUERRIERO ...... RITROVATA NEL PARCO DELLA BURCINA
LA TOMBA DEL GUERRIERO o PRINCIPE AL PARCO DELLA BURCINA .
giovedì 15 ottobre 2020
LE ERBE DELLE STREGHE
LE ERBE DELLE STREGHE ........TUTTE PRESENTI NEL BIELLESE.( cliccare sulle foto per vedere i nomi scientifici delle piante )
ACHILLEA MILLEFOLIUM |
AACHILLEA MILLEFOLIUM |
ARCHIUM LAPPA |
ARNICA MONTANA |
ARTEMISIA GENEPJ |
BELLADONNA |
CALANDULA OFFICINALIS |
JUNIPERUS COMMUNIS |
BELLADONNA |
AQUISETUM ARVENSE |
URTICA DIOICA |
TARAXACUM OFFICINALS |