venerdì 10 luglio 2020

LE RICETTE DELLA BURSCH .- BIELLESE - VALLE CERVO

LA POLENTA CUNCIA  DEL BIELLESE

La cucina valligiana era molto semplice. I pasti di ogni giorno erano piatti unici: a pranzo polenta con un contorno; alla sera minestra. A colazione si mangiava “scioet” e latte. Durante la fienagione si faceva anche la seconda  colazione, verso le dieci. A merenda una fetta di polenta fredda o una michetta con insalata o un frutto permettevano di colmare il vuoto allo stomaco fino a sera. La merenda, però, a San Michele andava in cielo, perché le giornate si accorciavano e si cenava presto. Gli ingredienti base dei pasti quotidiani erano farina da polenta, riso, castagne; gli altri variavano con il variare delle stagioni e delle possibilità di stalle e pollai. Alla domenica il menu era più ricco. Nelle grandi occasioni i piatti diventavano più elaborati e alcuni richiedevano di essere preparati il giorno prima. Si coltivavano molti ortaggi che si potevano conservare: patate, fagioli, rape, cipolle, carote, zucche e poi biada, noccioli, viti (sposate ai ciliegi) nei luoghi soleggiati, meli e peri. Si raccoglievano erbe per minestre, insalate contorni; mirtilli e more per fare il vino. Il pollaio forniva uova, pollastrelli e qualche gallina vecchia che non depone più uova, ma fa “buon brodo”. Nella stalla una o due mucche, oppure le capre provvedevano a latte e derivati. Qualcuno allevava il maiale, qualcuno i conigli. L’olio si estraeva dai gherigli delle noci. L’aceto (meistra) si otteneva mettendo a macerare un’erba dal sapore piccante nel siero del latte. Il caglio si preparava in casa utilizzando la membrana interna dallo stomaco dei vitelli. Il caffè si ricavava dalle ghiande tostate, lo zucchero dalle api. Dalle colline biellesi arrivava il vino      

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